La storia di Tavolara

 

L’origine del nome: I naviganti che si muovevano nel Mediterraneo antico erano soliti chiamare e ricordare le curiose forme che isole, capi, montagne  formavano in mare usando nomi di oggetti, animali o aggettivi che più le rassomigliassero in modo tale da renderle indentificabili e riconoscibili anche da altri marinai. Come emerge da un antico portolano pisano, l’isola di Tavolara deve il suo nome alla grande tavolata calcarea che la contraddistingue per chi le si avvicinasse dal mare; ma l’antico nome non era di certo questo. Il geografo Tolomeo nella sua Geografia ci racconta di un’isola chiamata ‘Hermaea Insula’, molto probabilmente quindi isola di Hermes. L’antico Mercurio messaggero degli dei era altresì dio della mercatura e dei naviganti che prima di addentrarsi nel pericoloso porto di Olbìa avrebbero potuto sostare riparati dagli istmi e dalla barriera naturale che Tavolara rappresentava. Dobbiamo certamente immaginarci uno Spalmatore di Terra (spiaggia che domina l’ovest dell’isola) come riparo ideale che, grazie al livello delle acque marine meno elevate e all’antica duna marina ricca di vegetazione, proteggeva le imbarcazioni dai venti di Maestrale e Tramontana. La grande foresta presente nell’isola, l’abbondanza di selvaggina e la presenza di acqua rendenza ancora più appetibile l’approdo per eventuali riparazioni e rifornimenti.

Le origini geologiche: Lunghe e interessantissime sono le vicende geologiche che hanno sconvolto la nostra isola; inizieremo la nostra analisi dalla lontana Era Quaternaria periodo in cui la Sardegna si era definitivamente staccata dalla Corsica, lasciando un ‘mare’ di isole a testimonianza della sua natura primaria. Questo destino accomuna anche l’isola di Tavolara; inoltre, in conseguenza della trasgressione marina si sono formate le ‘rias’ più profonde del Mediterraneo, i depositi lacustri e le dune fossili e i solchi di battente che sono presenti anche nella nosta isola. La base di granito su cui poggia l’isola è in talune parti visibilissima (tutta la spiaggia dello Spalmatore di Terra e tutto il versante Nord dell’isola) su di lui poggia l’enorme blocco calcareo dolomico generatosi più tardi nel Mesozoico. La parte superiore della ‘tavolata’ che contraddistingue l’isola è di bianca roccia calcarea e si riconosce per essere priva di vegetazione, la dolomia invece ne è grandemente ricoperta.

 

Storia Isola Tavolara

 

Grotte e grottoni: La natura carsica di buona parte dell’isola ha naturalmente permesso la formazione di cavità naturali che risultano concentrato nel lato sud dell’isola, parte che più di tutte ha subito l’azione erosiva del mare e degli agenti atmosferici; un esempio è sicuramente la Grotta del Papà e ‘la Ghigliottina’. Sopra il livello del mare s’incontra invece la Grotta della Mandria ubicata all’estrema punta Sud Ovest  dell’isola vicino all’omonima Punta La Mandria.

La grotta del Papa e la Grotta La Mandria: Recenti studi hanno dimostrato che la presenza degli ominidi di genere homo in Sardegna sarebbe da datare al Pleistocene medio (500.000 anni fa). Nell’isola questi ominidi sarebbero stati per lo più concentrati nella zona dell’Anglona. La Grotta della Mandria a Tavolara riporta invece testimonianze dell’arrivo dell’uomo in Sardegna proveniente dalla penisola italica; attorno al 22.000 (picco finale glaciazione Wurm) a.C., approfittando del livello del mare molto più basso, alcuni gruppi umani iniziarono ad occupare la Corsica discendendo poi in Sardegna (primi testimonianze all’Asinare nel 6.000 a.C.) ed andando a occupare anche Tavolara. Non ci deve stupire come l’uomo preistorico andasse a cercare per stanziarsi la migliore posizione che garantisse cibo (tratti di mare bassi e sabbiosi), il legname (foreste) e soprattutto i ripari naturali (le grotte). Nella Grotta della Mandria a Tavolara sono stati rinvenuti avanzi di pasti, carbone ed ossa animali risalenti al 5.000 a.C. La Grotta del Papà ci restituisce invece materiale fittile del periodo nuragico  (età bronzo e rame), selci ed una fibula ad arco in rame (micenea o etrusca) e materiale fittile romano. Lo straordinario ritrovamento che da alla grotta una grandiosa importanza sono le pitture rupestri ascrivibile alla cultura di Bonu Ighinu (4.000 – 3.400 a.C.).

Un santuario marino: La ‘Hermaea Insula’ nell’arco della sua antica storia ci parla quindi di una frequentazione continuativa da parte dell’uomo preistorico e antico. Le sue grotte furono solo un riparo per l’uomo o forse qualcosa di più? La presenza di ritrovamenti archeologici che si protraggono sino all’epoca romana potrebbe far presagire che Tavolara (consacrata per altro a Mercurio il Dio della marcatura) e nello specifico la Grotta del Papa fosse una sorta di santuario marino; qui tutti i naviganti del Mediterraneo antico che dovevo intraprendere viaggi verso i confini del mondo conosciuto lasciavano doni votivi al Dio Hermes per propiziarsi una buona navigazione.

 

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